Il nuovo film di Lanthimos con Emma Stone (in concorso al festival di Venezia) sembra non saper fare granché del suo spunto fortissimo
L’impressione è che il soggetto da cui è stato sviluppato Poor Creatures! (quello che adatta l’omonimo romanzo di Alasdair Gray) sia stato rubato con l’inganno dallo studio di Tim Burton. Il contesto ottocentesco vittoriano e gotico (ma con belle aggiunte liberty all’architettura), l’accenno allo steampunk e anche l’idea che i protagonisti siano degli outsider che a loro volta formano una famiglia di outsider rispetto alle convenzioni della loro epoca, viene infatti direttamente dall’immaginario di Burton, anche se Yorgos Lanthimos lo svuota delle componenti dark e vi inietta colori, scenografie in computer grafica e costumi esagerati e barocchi. Non siamo nel nostro mondo ma in una versione fantasy in cui un chirurgo dall’aspetto mostruoso (il padre stava facendo esperimenti su di lui) ha trovato il corpo di una donna incinta che si è suicidata gettandosi da un ponte. Preleva il cervello del feto e lo trapianta nella testa della madre, prima di rianimarla.
Non proprio Frankenstein, perché non è un mostro, anzi è attraente, ma comunque diversa, cioè una donna che deve crescere (deve sviluppare il cervello) e che lo fa assecondando i desideri sessuali di un corpo già adulto e maturo. Il risultato è una strana formazione in cui l’ingenuità infantile si combina con la richiesta di piacere carnale, con uomini diversi e con la scoperta delle ingiustizie sociali, economiche e sessuali del mondo vittoriano. Si tratta evidentemente di una storia sul potere femminile sugli uomini.
Il tutto è raccontato con il consueto umorismo di Lanthimos, già visto in Il sacrificio del cervo sacro, The Lobster e La favorita, anche se è un po’ meno efficace del solito. Si tratta di una storia fantastica in forma leggera, in cui Emma Stone dà corpo e anima molto bene al potere liberatorio del sesso, lei che di solito non lavora su quelle corde (quelle della passione carnale) invece centra lo spirito di un corpo amante del piacere e potente. Infatti, come sempre nei film di Lanthimos, il sesso è esso stesso una forma di potere e di controllo, che questa volta la protagonista riesce a ribaltare a suo favore. È lei che, non avendo schemi mentali, controlla gli uomini, anche quelli sessualmente potenti, come il personaggio interpretato dal solito eccezionale Mark Ruffalo con tante sfumature e piccoli dettagli di vanità o stupidità che ha la bravura di saper coniugare con un’aria da dandy in grado di affascinare una donna con la testa di una bambina. Eccezionale.
È il film stesso a deludere. La sua formidabile idea si risolve in un esito molto convenzionale e decisamente terra terra: la famiglia è una gabbia che contiene in piccolo tutte le forme di abuso sociale e di violenza tipiche della società; occorre una piccola rivoluzione per rovesciare tutto; e la conoscenza del mondo a partire dalla propria vagina (o attraverso di essa) porta a questa liberazione. Povere creature! Non ha davvero nulla di suo da aggiungere o da dire su questi ragionamenti ordinari e il continuo abuso di scenografie in computer grafica di gusto non sempre impeccabile, unite a costumi che parlano di fantasie surrealiste senza che queste si ritrovino nel film (e allora perché?) gli danno un’aria pomposa che non può permettersi.
Tutto il buono delle interpretazioni, dell’umorismo un po’ ingessato (simile a quello di Wes Anderson) e delle tante idee può arrivare solo fino a un certo punto, oltre il quale Povere creature! deve arrendersi di fronte alla propria inconsistenza. Quando verso la fine ritorna l’idea che l’inadeguatezza sentimentale possa portare le persone a diventare animali, è difficile non pensare a The Lobster e allo spauracchio dei personaggi di quel film, difficile non pensare a come queste idee tipiche di Lanthimos abbiano trovato in quella messa in scena e in quella scrittura la valorizzazione che meritano.
Tipo: Fantascienza, Fantasy
Villaggio: Stati Uniti
Anno: 2023
Da: Yorgos Lanthimos
Con: Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Jerrod Carmichael, Christopher Abbott, Margaret Qualley, Suzy Bemba, Kathryn Hunter
Durata: 141 min
fonte: nioki.today